lunedì 30 aprile 2012

::: Il corpo come mappa simbolica dell’anima :::



Con la nascita della Psicologia Umanistico-Esistenziale negli anni 60 si comincia a dare voce agli apetti più elevati dell’essere umano quali: libertà; spiritualità; creatività e decisionalità. Si possono rilevare delle analogie tra i concetti spirituali dell’Induismo e del Buddhismo e quelle che secondo la Psicologia Umanitico-Esistenziale vengono definite le cinque costrizioni fondamentali dell’essere umano dalle quali egli non può prescindere: Concetto di finitudine (del quale bisognerebbe farne esperienza emotiva); concetto di responsabilità; concetto di imperfezione; concetto di assurdo (ambiguità e ambivalenza); concetto di solitudine (strutturale). Ma anche in altri punti fondamentali quali la centralità dell’essere umano, la tendenza attualizzante ed il concetto olistico di organismo mente/corpo.
La filosofia indiana ci suggerisce anche qualcosa di più importante, e cioè che il corpo è il tempio della nostra anima e come tale bisognerebbe averne cura.
Al di la di ogni specifico credo religioso e indipendentemente dalla religione di appartenenza, o meno, il concetto di spiritualità individuale è qualcosa che difficilmente può prescindere dal nostro benessere.
Gli antichi Rishi indiani non potendosi avvalere di una realtà rivelata dall’alto, hanno intrapreso, da migliaia di anni, un processo introspettivo, alla ricerca della realtà e delle risposte ai misteri della loro esistenza, sviluppando empiricamente teorie filosofiche anticipando intuitivamente e sorprendentemente la scienza della fisica occidentale  e diversi sistemi che mirano all’autorealizzazione individuale, ai quali le moderne tecniche di intervento psicologico fanno spesso riferimento e ne utilizzano numerosi strumenti pratici.
Attraverso il mio percorso personale di ricerca spirituale, ho avuto modo di sperimentare la validità squisitamente semplice e pratica delle teorie orientali e quanto queste possano essere un grande aiuto in ogni tipo di difficoltà che la vita ci riserva e ci spinge ad affrontare, pena: il malessere interiore, fisico e la difficoltà di adattamento.
Ma per l’utente occidentale l’approccio mistico non è un percorso facilmente abbordabile, soprattutto in questa epoca del consumismo sfrenato e dell’imprescindibile valore estetico.
Ho ritenuto opportuno inserire la teoria dei centri energetici psicorporei indiani, i Chakra, in un approccio più “occidentale”, nel tentativo di realizzare un’applicazione concreta all’interno di un percorso di Counseling espressivo sia individuale che di gruppo, quale struttura organizzativa per la sua valenza pratica simbolica, come metafora dell’evoluzione della coscienza individuale, come mappa geografica dell’individuo e utilizzare questa mappatura anche come proiezione della percezione di sé iscritta sul proprio corpo nella quale divengono osservabili i diversi aspetti della vita, cioè le sfere: fisiologica, affettiva, sociale, emotiva, culturale, cognitiva e spirituale, quale punto di partenza alla individuazione e realizzazione di una cartografia individuale, unica, irripetibile e in continua trasformazione, una configurazione gestaltica in progress.
Utilizzando il sistema dei Chakra si affrontano progressivamente: le dinamiche, le incidenze emotive, fisiche e spirituali correlate a ciascun centro energetico e l’incidenza di eventuali disequilibri; viene esaminato il vissuto individuale in relazione agli aspetti del chakra; nonchè sperimentate le tecniche orientali e non , utili nel riequilibrio energetico specifico e nel cambimento; e restituzione grafica del vissuto nel contesto del chakra in esame con ricostruzione finale dei passaggi operati.
“La bellezza del sistema dei chakra consiste nella sua multidimensionalità. Questi squilibri possono essere affrontati verbalmente attraverso la discussione, fisicamente attraverso il lavoro con il corpo e il movimento, spiritualmente attraverso la meditazione, emozionalmente esplorando i sentimenti, visualmente attraverso le immagini, con l’udito attraverso i suoni e attualizzati attraverso compiti nel mondo esterno, che rafforzano certe aree della nostra vita.”  (Anodea Judith, 1996).
Oggi i chakra sono un concetto diffuso, non è una novità che propongo, almeno non quanto pensassi prima di approfondire questa ricerca, come abbiamo visto precedentemente anche Jung si è occupato ampliamente della validità delle discipline orientali e dei centri energetici. Ci sono diversi autorevoli testi in cui, più in generale, vengono paragonate le teorie psicoanalitiche alle discipline orientali e piu specificatamente allo yoga, uno di questi è un saggio di due monaci buddhisti psicoterapeuti e uno psichiatra, Swami Rama e Swami Ajaya e Rudolph Ballentine, in cui viene sottolineatata e dimostrata la complementarietà tra yoga e psicoterapia, apportandone anche un esempio di applicazione clinica in un programma sperimentale di trattamento in internato per pazienti con mancanza di controllo degli impulsi .
La mia diretta esperienza tra chakra e psicologia si è strutturata anche seguendo i seminari di formazione dello psicologo bioenergetico Romano Sartori sull’Olodanza, una forma di danza movimento per l’evoluzione globale dell’individuo, in cui le teorie orientali dei centri energetici ne sono struttura portante .

Lucilla Loddi
Counseling Espressivo e Arteterapie, Tecniche di riequilibrio psicocorporeo, Nata Raja Yoga

Laboratorio di Maggio
sab, 12 Maggio, 14:30 – 17:00

tutti i giovedi dalle 8.15 alle 9.15
tutti i venerdi dalle 19.00 alle 20.00


Informazioni e prenotazioni:
3202104307

Nessun commento:

Posta un commento